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Il Panino con la mortadella

  • Immagine del redattore: Teo Faust
    Teo Faust
  • 13 gen 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 27 mar 2020

Il panino con la mortadella è la bandiera di questo blog.


Seppure abbia cominciato a cucinare in tenera età, sotto gli occhi amorevoli di mia madre, durante l’adolescenza ho perso completamente di vista sia gli occhi amorevoli, sia mestoli che padelle. In seguito, poi, non è andata certo meglio.

Sono uscito di casa prestino (vista la media nazionale) e al tempo la preoccupazione di mangiare dignitosamente non era nemmeno presa in considerazione.

Un’età dura quella che va dai 18 ai 23 anni, perennemente incazzato, capacità di giudizio pari a quelle di un sasso, collezionavo scelte di merda in comodi raccoglitori ed archiviavo il tutto in faldoni talmente pesanti da far curvare le mensole.

Mi sfamavo per lo più di punk rock e techno, toast, gelati di McDonald’s e quando andava da nobile con i tramezzini caldi del Nazionale in piazza Erbe a Padova (che consiglio comunque tutt’ora). Tralascio i fiumi di campari e le mille moretti dal Baffo… sempre in piazza a Padova.

Un giorno, però, andando ad un party nell’entroterra Bolognese con dei miei amici, ci siamo fermati a mangiare a Sasso Marconi, non ricordo il nome della bottega (e me ne dispiace molto) dove abbiamo fatto uno stop, ma ricordo benissimo di aver preso una Peroni da 66 e un panino, con la mortadella.

Penso il più buon panino che abbia mai mangiato, pane appena sfornato che esplodeva in bocca e mortadella tagliata al coltello che si scioglieva sulla lingua. Ve lo giuro, quella sensazione la ricordo tutt’ora, anche se poi il party mi ha fatto dimenticare il mio nome e pure dov’ero.

Da quel giorno del 2007 ho cominciato a farmi più domande, una di queste era: “Come faccio a mangiarmi quel panino ogni volta che ne ho voglia?” e qui entra in scena una massima di mio padre, mai ascoltata fino a questo punto:

“Se no te se far na roba che te piaxe, impara mona!”

(Se non sai fare qualcosa che ti piace, impara a farla) e così è cominciato un susseguirsi di esperimenti, prove e delusioni, farine, lieviti e bestemmie.

Non ce l’ho ancora fatta, ve lo dico… ma continuo a provarci. Se te lo stai chiedendo, non tornerò in quella bottega, non mi interessa, sto parlando di sentimenti, non di panini.

Benvenuto a Stewed Bones.

 
 
 

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